BBo4UHDNew York, 30. 12. 2015 – Howard Davis jr., uno dei grandi ci ha lasciato vittima di un cancro ai polmoni a 59 anni. Alle famose Olimpiadi di Montreal del 1976 da cui uscirono fior fiore di campioni come Ray Leonard, Leon e Michael Spinks, il pugile che si mise di più in luce fu Howard Davis, un leggero a cui fu assegnato il Trofeo Val Barker come il più bravo di quel Torneo, a cui aveva partecipato con il dolore per la morte due giorni prima della madre. Un riconoscimento non difficile da assegnare vedendolo combattere sul ring e la spontaneità con la quale portava i colpi in maniera vertiginosa, uno stile che a molti ricordava quello di Alì. Era difficile trovare chi potesse batterlo come dimostra il suo record di 125 vittorie e solo 5 sconfitte, tra le sue vittime gente del calibro di Thomas Hearns e Aaron Pryor. Ma non fu l’unico premio e riconoscimento, perchè nello stesso anno ricevette il Sugar Ray Robinson Award, il massimo riconoscimento stilato dalla Boxing Writers Association of America (BWAA), riconoscimento che l’anno prima andò a Muhammad Alì e Joe Frazier, che lo avevano ricevuto in precedenza altre due volte.

L’anno dopo passò professionista e le premesse c’erano tutte perchè sfondasse, ma non fu così, qualcosa s’inceppò nel suo perfetto meccanismo. Aveva un fisico perfetto da atleta ed era velocissimo nella corsa. Dopo una bella serie di 13 vittorie, una anche prima del limite sul nostro Usai, si presentò nel 1980 a Glasgow per sfidare Jim Watt, titolo mondiale WBC in palio. Howard non fu brillante come il solito, forse doveva aspettare ancora un po’, difficile dirlo. Ci riprovò 4 anni dopo contro il campione Edwin Rosario. Il match fu molto equilibrato, ma il verdetto andò al portoricano, che tra l’altro combatteva in casa. Per certi versi la sua carriera si chiuse lì. Il suo andamento altralenante trovò disco chiuso da Hector Camacho e il pari con Meldrick Taylor, gli servì come biglietto da visita per il suo terzo mondiale, che purtroppo durò appena un round contro Buddy Mc Girt nel 1988. Sembrava che il suo destino mondiale scadesse ogni 4 anni, come se fosse un Olimpiade. Di quel famoso gruppo di Montreal solo lui, che era il più bravo, non divenne campione del mondo. Rientrò dopo vari anni, ma appese i guantoni al chiodo da peso medio nel 1996.

Amava molto la musica e suonava la chitarra. In qualche modo rimase legato al mondo della boxe come insegnante. Fu anche organizzatore di MMA. Una vita tranquilla, senza scossoni, molto legato alla famiglia. Ma quest’estate è arrivata la terribile sentenza: “Un cancro ai polmoni” in stato avanzato, una sorta di beffa se si pensa che Howard non ha mai fumato o bevuto alcol. Ha lottato fino all’ultimo contro il suo male con la chemioterapia e cure alternative. Fino a quando il 30 dicembre ha risposto all’ultimo appello.

(al. br.)

Di Alfredo