di Giuliano Orlando

Non ci crederete, ma il 4-1 inflitto dai Dolce & Gabbana all’Argentina, che potrebbe sottintendere una passeggiata, è stata una vittoria al brivido. I Condors hanno venduto cara la pelle e il risultato poteva anche sorridere agli ospiti. Tutto bene quel che finisce bene e i cinque ragazzi guidati da Francesco Damiani, tornano alla base con un vittoria, resa ancora più importante dalla contemporanea sconfitta della Germania che a Blida contro l’Algeria ci ha lasciato le penne, sconfitta 4-1 dai Falchi del Deserto, che scavalcano in classifica l’Argentina e pongono una seria ipoteca al quarto posto ultimo valido per disputare i quarti.

Porto Torres, la cittadina sarda che guarda al Golfo dell’Asinara, sulla costa Nord occidentale della Sardegna, ha ospitato nel modo migliore la sesta tappa delle World Series, in occasione dell’inaugurazione del Palazzetto dello Sport, dedicato alla memoria di Alberto Mura, ottimo pugile, titolare ai Giochi del 1968, campione italiano pro nel 1975, un record di 22 vittorie e due sole sconfitte. Ma ancor più grande maestro di pugilato e di vita, che ebbe il merito di ricondurre sulla strada della legalità molti giovani che l’avevano ignorata. Il fratello Luciano e i colleghi della Polizia di cui ha fatto parte, diventando comandante del distaccamento di frontiera a Porto Torres, e le autorità comunali, lo hanno voluto onorare, organizzando una tappa della più indovinata rassegna dell’AIBA. Una giornata dedicata alla boxe, lo sport al quale Pino ha dedicato tutta la vita, come bene hanno sottolineato Il sindaco Scarpa, Lai vice presidente FPI e il fratello Luciano. Presenti Cammarelle, Russo, Mangiacapre, Valentino affiancati da Bergamasco, Damiani, Stecca e Nati. Oltre al presidente del Comitato sardo Franco Udella, non dimenticato campione del mondo e il consigliere federale Scioti.

Bel colpo d’occhio sulle tribune della struttura: Tutto esaurito, l’incasso devoluto al Progetto Filippide, che svolge attività di preparazione alle competizioni per soggetti affetti da disabilità. Pubblico appassionato e competente, pienamente appagato dalla prova dei protagonisti, vincitori e sconfitti. Primo incontro riservato ai 49 kg. C’è curiosità per vedere all’opera il ventenne filippino Barriga, che ha avuto il “torto” di eliminare Cappai a Londra, mentre ai mondiali di Almaty, fu il cubano Veitia ad eliminare entrambi. L’argentino Blanc è più alto e costruito benissimo. Il ring promuove Barriga alla grande. Più di un match è una marcia trionfale dell’asiatico, che sciorina boxe spettacolare, rapidissimo di gambe e braccia, ridicolizza il volonteroso avversario, spesso finito oltre le corde, nel vano inseguimento di un rivale imprendibile. Vittoria chilometrica (50-43, 50-43, 50-41) e tanti applausi per questo piccolo grande campioncino. Ottimo acquisto che si affianca all’irlandese Barnes, ormai pronto al debutto, dopo guai fisici vari.

L’altra faccia della medaglia per il romano Crudetti, tricolore pro nei supergallo, decisamente inferiore all’ottimo Melia, che sciorina boxe molto concreta, supportata da fondamentali che lo portano alla vittoria con estrema facilità. L’italiano è generoso, coraggioso e resistente, ma solo in fase di contenimento, non oltre. Melia che ha un ottimo ruolino nel torneo ( 6+ 1-), titolare ai mondiali, conferma compattezza atletica, unita a schemi semplici ma  eseguiti al meglio. Per Crudetti il rinvio a giudizio, anche se dovrà compiere un deciso salto di qualità per puntare a traguardi al momento preclusi.

Rientrare a combattere a distanza di sette mesi da una sconfitta non lieve, che gli costò la cintura nazionale superleggeri, è un esercizio che comporta molti rischi, non ultimo quello a livello psicologico. Questa la situazione di Renato De Donato, il mancino milanese messo di fronte al professionista Carlos Aquino, dal fisico da welter, allungo superiore all’italiano e con un record di 12 vittorie  nove per ko. Che dicevano molto sulla potenza di questo argentino di Paranà che ricordava la struttura atletica di Monzon. L’ospite è partito in quarta per scardinare la difesa dell’italiano, Trovando un  rivale che l’aveva studiato nei dettagli. “Sapevo che dovevo affidarmi alla velocità, al gioco di gambe e ai rientri improvvisi, senza dare bersaglio. Se mi fermavo sarei stato spacciato. Quando mi toccava sentivo la scossa. Sicuramente la vittoria più importante, perché ho battuto un signor avversario, convinto di domarmi prima del limite. Il maestro Iovino mi ha preparato nel modo giusto, ed io non ha ripetuto l’errore di  superbia commesso contro Scarpa. Un match dispendioso, ma ne sono venuto fuori alla grande. Senza segni in faccia e l’ultima ripresa decisiva. Un debutto magnifico, da segnare col circolino rosso”. Aquino ci ha provato per cinque riprese, inseguendo un bersaglio  introvabile nei primi due round, che ha inquadrato nel terzo e quarto tempo, ma gli è sfuggito come un fantasma nell’ultima e decisiva ripresa, quando De Donato riprendeva la danza degli spostamenti e rientri, dando poco spazio alle risposte. Vittoria di misura ma corretta.

Altro pugile atteso alla riscossa, il medio mancino francese Tavares, dal rendimento alterno che si confrontava col secondo professionista in squadra, il mendocino Ozan, radici turche, 10 vittorie e nessuna sconfitta, non grande fantasia ma pugni solidi, come ha dovuto constatare Tavares, centrato dal destro verso la fine del primo round, con esito disastroso. Per sua fortuna mancava poco alla fine del tempo e il conteggio dell’arbitro è arrivato per il recupero, altrimenti problematico. Inizio tutto in salita e onore al transalpino che ha ripreso a tessere la tela di una boxe di rimessa che lo ha premiato. Attento e mobile, ha evitato che i cannoni di Ozan trovassero bersaglio fino alla fine, vincendo con netto margine, anche se non certo tranquillamente.  I fischi del pubblico sono stati ingenerosi.

Il salto di categoria scelto dal magiaro Szello, almeno contro lo svedese Ricards, nero come la fuligine, non gli ha procurato sorprese negative. Sempre avanti, preciso e continuo, ha dominato i cinque round con un conteggio aggiuntivo nella terza ripresa, arrivando al termine senza affanni.

Un 4-1 importante nell’economia della classifica del Girone A, anche se la  potenza di fuoco delle franchigie del Gruppo B, fatta eccezione per la prima classificata, rendono incerta la posizione nei confronti incrociati dei quarti. Come accennato sopra, la vittoria dell’Algeria sui tedeschi apre opportunità per gli africani che sembravano chiuse. L’Algeria ha messo sul quadrato le punte assolute, come il vice campione del mondo 49 kg. Flissi, il quotato Chadi nei 64 kg. e gli altrettanto esperti Samoudi (75) e Bouloudinas (91), mentre la Germania che nell’andata aveva steso 5-0 i rivali, sceglieva le seconde schiere. L’Ucraina mantiene l’imbattibilità, superando gli USA a Miami, ma solo 3-2 e rischia la sconfitta, evitata grazie alla vittoria dubbia di Golub su Delgado l’ecuadoreno  che lo ha tenuto sotto tiro fino all’ultimo. Sconfitti Kudryakov (49) e Kyslyakov (64) da Bin Li un buon cinese e dal dominicano Adames, dal pugno consistente.  Nel girone A, il Kazakistan incassa la seconda sconfitta contro i tradizionali rivali dell’Azerbajan (4-1), Cuba a valanga sul Messico, mentre la Russia rischia grosso in Polonia, uscendone vincente per 3-2, con Bogamazov (60) e il +91 Veriasov, ventenne di grandi speranze, battuti dal longilineo Michelis e da Werwejco poco quotato. Per la Polonia il primo punto in classifica.

Il prossimo turno, seconda di ritorno, il 31 gennaio e il primo febbraio   L’Italia trova l’Algeria  a Bergamo, in attesa di riempire il vuoto del rinvio avvenuto lo scorso metà novembre, che verrà recuperato a Blida l’8 marzo prossimo, nello stesso giorno di Germania-Ucraina altro recupero del Girone A.

La trasferta di Porto Torres, conferma l’acquisita autonomia logistica del gruppo guidato dal team leader Paolo Casserà, coadiuvato da Claudio Ballor e Gian Andrea D’Alberto, Guia Peres la press officier col supporto di Francesca, Ilaria e Gigi, oltre al responsabile alla sicurezza Emilio Milella e il cut man Fabrizio Casati. Senza dimenticare Fabio Bozzani, un vero artista del flash, in grado  di far diventare star anche i comprimari. Una bella squadra, niente da dire. Capace di far sorridere anche chi è chiamato a svegliarsi alle 4 del mattino per tornare alle sedi abituali. Dopo aver concluso alle due, la cena di saluto del dopo riunione. Anche queste sono le World Series italiane.

Di Alfredo