La scomparsa di Umberto Cavini purtroppo non è giunta inattesa, era nell’aria, perchè da tempo l’imprenditore-organizzatore aveva problemi al cuore, ma nonostante ciò rimane difficile credere che non ci sia più, lui che è stato per più di trent’anni grande protagonista del nostro sport. In questi frangenti i ricordi si accavallano come flashes e ci sembra ancora vicino a noi addetti al lavoro, giornalisti o “giornalai” come si divertiva a chiamarci con quello spirito arguto tra il serio e il faceto. Aveva compiuto i 67 anni l’ 8 dicembre del 2014, ma la sua presenza che prima era costante da protagonista si era rarefatta, anche se in qualche occasione faceva capolino non più con la grinta battagliera di un tempo. Tra la boxe e Umberto l’unione è stata d’oro iniziando da giovane pugile dentro la gloriosa Grossetana dove insegnava Altidoro Polidori, già per lungo tempo campione italiano, uno dei più grandi pugili maremmani. Poi il sor Umberto da fabbro si era fatto largo nel mondo dell’imprenditoria diventando proprietario di una fabbrica d’infissi. Nel 1980 la Boxe Grossetana rischiava di chiudere, ma niente paura perchè Cavini prese in mano la situazione diventando presidente della Società. Un amore con la boxe a tutto tondo diventando anche organizzatore, un amore trasmesso alla consorte Rosanna Cavini, che giovanissima divenne promoter mettendo in luce doti non comuni. Conti Cavini divenne un binomio inscindibile, il braccio e la mente. La praticità incisiva e a volte inflessibile di Umberto trovava in Rosanna il fiore all’occhiello per inquadrature estetiche impensabili per la nostra boxe. Conti Cavini erano diventati garanzia di spettacolo dove spesso si esibivano anche famose soprano per cantare l’inno. Niente era improvvisato per quello che diventava automaticamente la garanzia di un successo. Umberto aveva imparato l’arte collaborando con gente del calibro di Rodolfo Sabbatini e Rocco Agostino. Le riunioni dapprima a carattere dilettantistico man mano s’infittivano con quelle professionistiche: per Umberto e Rosanna i pugili, dal dilettante al professionista, dal bravo e dal meno bravo, erano tutti uguali e potevano contare su di loro. Man mano si formavano campioni che prendevano il posto di Efrem Calamati, che era diventato all’epoca campione d’Europa. Ecco apparire Alessandro Scapecchi, il professore, con la sua boxe fatta di fioretto. La colonia dei Conti Cavini si allargava a macchia d’olio, molti pugili ne facevano parte consapevoli che in qualche modo Umberto avrebbe trovato la possibilità di battersi prima o poi per un titolo. Si parla di circa 400 riunioni organizzate. Anche pugili famosi trovarono in loro una valorizzazione che rischiava di perdersi in una situazione non certo rosea per il nostro professionismo: Gianluca Branco e Yawe Davis sembrano aprire una pista dove diventeranno protagonisti altri atleti come Michele Di Rocco, Massimo Bertozzi, Salvatore Battaglia, Emanuele Grilli, Alberto Servidei, Giovanni Niro, Luca Maggio…tanto per fare alcuni nomi. Titoli italiani a grappoli, titoli internazionali idem, e addirittura un mondiale doc a Grosseto nel 1990 tra l’ americano Jackie Beard e il sudafricano Brian Mitchell. Umberto nonostante avesse nella sua ala un gran numero di professionisti non sapeva dire di no a chi voleva entrare nel suo gruppo, un’ ancora di salvezza per provarci. In qualche modo persino la boxe femminile professionistica grazie a lui e a Rosanna ha avuto la sua chance prima con Maria Rosa Tabbuso, che arrivò a battersi per il titolo mondiale con Stefania Bianchini, e poi con Emanuela Pantani. Fino a qualche anno fa molti altri hanno combattuto con i loro inconfondibili colori bianco e rosso: sempre per fare qualche nome potremmo citare Francesco Versaci, Domenico Urbano, Sven Paris, Giammario Grassellini, Adriano Nicchi, Andrea Di Luisa, Antonio De Vitis per arrivare scavalcando una sorta di elenco telefonico fino ai giorni nostri con Benoit Manno, Angelo Ardito, Floriano Pagliara, Nicola Cipolletta. Un’ attività incredibile quella dei Conti Cavini che man mano si è andata affievolendo per cause molteplici, prima fra tutte una salute non più stabile e una situazione economica che costringeva a muoversi con prudenza.
(Al. Br.)