“Give back = restituire” è uno dei concetti fondamentali dello sport professionistico americano. Quando un atleta diventa un campione, sente la necessità di fare qualcosa per la città in cui è cresciuto, in cui ha avuto l’opportunità di mettersi alla prova e dimostrare il proprio valore, in cui ha trovato persone che hanno creduto in lui e gli hanno permesso di guadagnare abbastanza da poter fare dello sport amato una professione e vivere più che agiatamente. Alcuni atleti donano ingenti somme per costruire dei campi di pallacanestro in periferie disagiate in modo che i ragazzi possano giocare invece di bighellonare per le strade, altri aiutano finanziariamente scuole, parrocchie, enti no-profit, parlano con i ragazzi che hanno commesso piccoli reati per convincerli a studiare e cercare di costruirsi una posizione nella società  rispettando la legge. Le iniziative scelte dai campioni – sarebbe più corretto dire dalle società che gestiscono la loro immagine e che li consigliano – per fare qualcosa di utile per il loro territorio sono talmente numerose che è impossibile elencarle tutte, ma hanno tutte origine da una forte sensibilità sociale da parte di chi le mette in atto. Una sensibilità che è nel dna di Artmediasport, come spiega il fondatore e CEO Gian Marco Sandri.

Uno degli obiettivi di Artmediasport sarà lavorare nel sociale. Cosa l’ha spinta verso questa scelta? 

“Ho sempre creduto che sia doveroso restituire alla società ciò che essa ha dato a noi. Ovviamente, bisogna essere nelle condizioni di farlo. Non parlo solo di disponibilità economica, ma anche di progetti, di avere il tempo di seguirli, di trovare i personaggi più adatti ad ognuno di essi. Artmediasport restituirà al nostro Paese attraverso i campioni di cui gestirà l’immagine ed attraverso un lavoro di advocacy a fianco delle istituzioni a cui presenteremo progetti che avranno al centro lo sportivo ed i valori che quest’ultimo è in grado di rappresentare. Faccio un esempio: potremmo trovare fondi per un ente no-profit di cui un nostro campione sarà l’uomo immagine non solo facendo una campagna di comunicazione, ma anche partecipando a tutte le iniziative messe in atto per far conoscere l’ente no-profit e le sue necessità.”

Per quale motivo ritiene che lo sport possa aiutare il sociale?

“Perché lo sport ha una valenza pedagogica unica e straordinaria: trasmette le regole della vita sociale e valori educativi fondamentali, quali lo spirito di squadra, la lealtà, l’integrazione. L’atleta di Artmediasport non sarà quindi un semplice testimonial di brand ma, grazie al suo profilo e all’impegno sociale, diventerà un testimonial del Paese, un “garante” dell’eccellenza italiana, un simbolo positivo da imitare, paragonabile ad un supereroe che incarna i valori nei quali i giovani (e non solo loro) si possano identificare. È a questo scopo che Artmediasport ha deciso di partecipare e condividere la mission di una serie di progetti ad altissimo contenuto etico che restituiscono valori al territorio. Tra questi, l’Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping, progetto piattaforma di “Ethical Scuola”, e Scholas Occurrentes, programma avviato da Papa Francesco che promuove la formazione dei giovani attraverso lo sport e la cultura.”

Di Alfredo