Dura otto riprese il sogno di Michele Di Rocco di diventare il primo rom italiano a conquistare il mondiale. Lo scozzese Ricky Burns per contro passa alla storia per aver conquistato il terzo mondiale in tre categorie diverse (dai superpiuma ai superleggeri). Il pronostico d’oltremanica aveva fiducia nel suo campione con quote a lui nettamente favorevoli, ma anche in Italia nutrivamo grande ottimismo in questa trasferta di quello che chiamiamo “The King”, perchè noblesse oblige era un pugile di grande classe fin da dilettante con la conferma nel professionismo dove una sola sconfitta, tra l’altro ampiamente ripagata, macchiava il suo record corposo. Il suo titolo europeo sembrava il classico biglietto da visita per trascinarlo nell’Eden dei grandi, ma non è stato così perchè sul ring di Glasgow è salito un altro Di Rocco che ha combattuto al di sotto delle sue possibilità e lo si è capito fin dall’ approccio del match. Forse la tensione per l’importanza del match, la fatica per rientrare nel peso, suo incubo, peraltro sempre risolto, forse il classico surmenage dopo mesi di dura palestra. Chi lo sa? Ma la risposta più ovvia sta davanti ai nostri occhi lapalissiana: Di Rocco ha perso perchè sul ring ha trovato uno più bravo e forte di lui, forse anche più tranquillo e ritemprato con la sua assenza dal ring di oltre un anno e mezzo. Tante le considerazioni ma la boxe semplice ed essenziale di Burns ha dettato legge: jab sinistro che si stampava con facilità e insistenza sul volto dell’avversario, destro dritto come una spada che provocava danni vistosi fino all’ottava ripresa quando, dopo il conteggio, l’italiano non aveva più benzina. Finisce un sogno? Non lo vogliamo neppure pensare, Di Rocco ha ancora molte frecce nel suo arco, magari a un peso superiore che non lo costringa a sacrifici che si possono dimostrare a lungo andare deleteri.