718Y+Tax5YL Giovanni Memola nel 2014 ha conseguito un dottorato in studi cinematografici, facile arguire che il cinema è la sua passione e come spesso accade ai cinefili rimane folgorato da una vecchia pellicola rispolverata da Pupi Avati in un suo film intitolato”La seconda notte di nozze”, ambientato in Puglia e uscito nel 2005. In questa pellicola apparve un frammento di un vecchio film “ Spie fra le eliche” dove apparve un personaggio che colpì subito la sua immaginazione e curiosità. Si trattava di un attore degli anni ’40, per certi versi un divo dimenticato di quell’epoca. L’attore si chiamava Enzo Fiermonte, non una persona qualunque come scoprì Memola, ma un personaggio particolare che percorse varie strade in una sorta di labirinto imperscrutabile. Una vita avventurosa in un carattere forte che aveva visto i suoi natali nel 1908 a Casamassina, famiglia numerosa con altri 6 fratelli, e poi cresciuto a Bari, per finire i suoi giorni a Mentana, un paese dell’hinterland romano il 22 marzo del 1993. L’autore in pratica viviseziona la vita del personaggio in tre parti, che potrebbero essere tre tempi di un soggetto cinematografico pensato, ma mai scritto. Come tanti ragazzi della sua età andare al cinema era il passatempo di Enzo e fu proprio un film sul pugilato visto all’Eldorado, sua meta preferita, a fargli prendere una decisione irremovibile. Non era quella di diventare un attore, emulo di Rodolfo Valentino, ma un pugile, cosa che gli costò un sonoro schiaffone dal padre. Ma Enzo era un giovane tenace e si trasferì a Roma nella palestra di Cesaretto De Santis. Lì cresce e si forma uno dei pugili più interessanti degli anni ’30 e ’40. Fisico scultoreo e volto da attore colpì subito l’immaginazione popolare che aveva del boxeur un’immagine stereotipata, venne più volte equiparato a George Carpentier, il bello della Francia. Il grande organizzatore Giuseppe Carpegna lo presentò a più riprese a Milano, e anche all’estero il giovane spopolò. Poco più che ventenne sposò Tosca enzo-fiermonte_lultimo-combattimento-2 come oggetto avanzato-1Manetti, figlia di Lido, che fu un divo cinematografico, presto dimenticato. Logicamente se volevi sfondare dovevi imbarcarti per l’America ed eccolo a New York varcare la soglia del centro che comprendeva la Saint Nicholas Arena dove fu affidato alle cure di Jimmy Johnston. Quando rientrò in Italia non fu difficile verificare la consistenza delle sue pretese con due epiche sfide che lo videro protagonista con Mario Bosisio: una vittoria per parte, ma quello che conta è che il dado era tratto. Tornò in America da protagonista. Essendo considerato ormai un campione veniva spesso invitato dal bel mondo. Conobbe Madeleine Astor Dick, una vedova miliardaria più grande di lui. I due simpatizzano e i loro incontri diventano sempre meno segreti. Uno schok per Enzo quando la Astor gli dichiara senza fronzoli che odia la boxe. Il giovane sceglie il bel mondo e diventa uno dei personaggi da gossip. Il suo tempo libero lo riempie anche con corse automobilistiche. La differenza di età pian piano si faceva sentire e frequenti erano le scenate, fino alla rottura con il divorzio.

Dopo aver vissuto un breve periodo in Francia tornò a Roma. A via Veneto fu scambiato per un attore e da lì per certi versi iniziò la sua vera fortuna. Un produttore conosciuta la sua storia lo iscrisse per interpretare un film intitolato “L’ultimo combattimento” con riferimenti tutt’altro che casuali. La sua vita s’intreccia con il periodo della guerra, esce anche “L’atleta di Cristallo” da protagonista. Il dado è tratto, il cinema diventa il suo vero lavoro, i suoi ruoli sono secondari ma è comunque un caratterista molto ricercato. La boxe ha ormai un ruolo esterno, grazie anche al fratello Guido, un maestro di grande fama negli anni 70-80. Il cinema diventa il suo lavoro, ma la boxe in qualche maniera gli rimane appiccicata come un’etichetta.

(alfredo bruno)

 

Di Alfredo