Da Zeno Colò a Sofia Goggia. Emozioni e segreti nel mondo degli sport invernali ai Giochi.
Oro bianco, tutti gli olimpionici invernali azzurri – Gianmario Bonzi e Dario Ricci – Infinito Editore – Pag. 420 – Euro 15.00.
Un corposo romanzo all’insegna della neve e del ghiaccio. Una pellicola lunga pochi mesi meno di un secolo, con gli eroi che hanno dato all’Italia una montagna d’oro. Sono i vincitori dei Giochi invernali, nati nel 1924 a Chamonix in Engadina, e che dal 1948 al 2018, da St. Moritz a Pyeongchang (la prima volta in Corea del Sud), lungo quindici tappe, il tricolore è sempre salito sul pennone più alto. Non ci sono classifiche, non ci sono numeri e comparazioni, neppure le tabelle che fanno l’orgoglio degli appassionati di statistica. Ci sono parole di speranze, illusioni e delusioni, di entusiasmo e commozione. Frasi che sembrano scritte sulla pietra e non sulla neve o sul ghiaccio. Ci sono le imprese di Zeno Colò l’orgoglio dell’Abetone nel ’52 a Oslo e quella di Franco Nones, quasi incredibile, nel ’68 a Grenoble nella 30 km. territorio di caccia fino a quell’anno degli specialisti del Nord Europa. Trovi anche la risposta di Bepi Zanon, fondista selezionato nel 1932 per l’America e rimandato a casa, prima di salire la scaletta della nave che da Genova lo avrebbe portato a New York e poi a Lake Placid. Un funzionario gli chiede la tessera del partito e lui risponde: “Non ce l’ho e mai l’avrò”. Rispedito nella sua Val di Fiemme. Ricordate la valanga azzurra? Quella che vinse con Thoeni a Sapporo nel 1972 e a Innsbruck con Gros nel 1976, erano prime donne con capricci annessi e ci volle tutta la pazienza, l’arguzia e la diplomazia di Mario Cotelli per tenerli buoni e carichi. Tanti ori, gli ultimi con le splendide ragazze: Arianna Fontana, Michela Moioli e Sofia Goggia in Corea. Gli attuali responsabili del CIO non brillano certo per intuizioni esclamative, ma anche quelli del passato non scherzavano. Nel regolamento del CIO era data agli assegnatari dei Giochi estivi la priorità di scelta di quelli invernali. Nel 1928, fu la volta di Amsterdam in Olanda, il che fece dichiarare al marchese De Coubertin, una frase rimasta storica: “Si sarebbe mai potuto esigere dagli olandesi che innalzassero montagne comparate per l’occasione, o fatte su misura”. Infatti i Giochi vennero dirottati a St. Moritz in Svizzera. Non manca nulla a livello emotivo in questo bel libro scritto a quattro mani.
Giuliano Orlando