E’ finita con due medaglie d’oro individuali e un secondo posto come nazione dietro la Russia. A vederla ci si avvicina al trionfo, ma non è così e nelle dichiarazioni qualche rammarico c’è visto che in sede ottimistica si prospettava un medagliere più ricco di almeno due medaglie. Le notizie liete, aggiunte alle due medaglie, arrivano in primis dalla città di Milano e dalla MILOC, la sigla organizzativa di Andrea Locatelli e Paolo Taveggia. Milano per l’occasione ha rispolverato l’antica tradizione per 12 giorni di capitale della boxe. Il pubblico nel complesso ha risposto soprattutto nelle finali dove erano presenti al Forum di Assago circa 9.000 spettatori in un pomeriggio dove sport e spettacolo l’hanno fatta da padroni.
Indubbiamente questi Mondiali AIBA hanno creato in questo periodo un clima favorevole attorno alla nostra boxe e al movimento pugilistico in generale. Resta da vedere se su questo seme gettato si potrà lavorare con più lena e più entusiasmo, ma soprattutto che abbia un futuro in crescendo. La televisione ha fatto la sua parte con Dahlia e Italia 1 e anche qui speriamo che ci sia un seguito per la nostra boxe senza rimanere episodio isolato legato solo all’importanza di questo avvenimento. Molta gente ha conosciuto, sembrerà strano, per la prima volta la boxe in TV e ne è rimasta affascinata, sarebbe un peccato non battere sul ferro finchè è caldo, perché purtroppo si fa presto a dimenticare.
L’Italia ha conquistato due medaglie d’oro con Domenico Valentino nei 60 kg. e con Roberto Cammarelle nei + 91 kg.. Quest’ultimo è stato premiato come miglior pugile del Torneo, senza nulla togliere alla sua mostruosa bravura avrei preferito che questo premio fosse andato a Valentino o al russo Lomachenko.
Domenico Valentino ha tenuto alto il vessillo dell’Italia, delle Fiamme Oro ma soprattutto di Marcianise, terra di campioni del mondo come hanno dimostrato in precedenza Tommaso Russo e Clemente Russo. Il giovane lo aveva promesso dopo la sua sconfitta ai Mondiali di Chicago e alle Olimpiadi di Pechino che si sarebbe vendicato per raggiungere nel 1012 l’apoteosi olimpica a Londra. Mezzi ne ha in quantità, perché per lui possiamo usare la parola fuoriclasse. Non sarà facile perché quella dei leggeri è stata sempre una categoria piena di grandi pugili.
Valentino in finale ha superato il portoricano Josè Pedraza con il punteggio di 9 a 4, anche se molti suoi colpi sono stati tranquillamente ignorati dalla giuria. La sua vittoria è stata quindi molto più netta. Anche stavolta si può dire che non abbia sbagliato niente e a Pedraza è convenuto adottare la sua guardia a riccio ad oltranza per non incorrere in guai maggiori. La sua vittoria finale è stata prenotata già quando agli ottavi ha superato il cubano Idel Torriente, anche lui candidato alla vittoria finale.
Passiamo quindi all’altro trionfatore della giornata. Roberto Cammarelle ha conquistato l’oro, ma non ha fatto notizia. In maglietta non c’è nessuno che possa stargli accanto. E questo già da qualche anno, da quando ha preso perfetta conoscenza dei propri mezzi, che sono quelli di un fuoriclasse. Nei sogni di ciascun appassionato sono sicuro che alberghi il sogno chiuso ermeticamente nel cassetto di una sfida futura tra Roberto e uno, o entrambi, i fratelli Klitschko. Ma è un sogno perché il pugile milanese ha fatto capire a 360% che casco e maglietta sono il suo abbigliamento per sempre. Forse chi pensa ad una sfida futura tra Valentino e Amir Khan ha qualche chance in più. Staremo a vedere.
Cammarelle in finale ha battuto con un perentorio 10 a 5 Roman Kapitonenko, neanche a farlo apposta connazionale dei Klitschko. Vale il discorso fatto con Valentino, si tratta di un risultato bugiardo perché la vittoria del colosso di Cinisello Balsamo è stata più netta di quello che dice il punteggio. In molte occasioni con la giuria è sembrato di combattere fuori casa. Per fortuna che si è trattato di match a senso unico dove Cammarelle ha giocato come il gatto con il topo: Kapitonenko ha subito due conteggi e ha raggiunto il gong finale per la generosità dell’italiano, che ha sciorinato il suo inesauribile repertorio.