L’attesa di un incontro vale quasi sempre la pena. Il fascino dei particolari, l’atmosfera adrenalinica: tutto è pronto per immortalare attimi irripetibili. Una messa a punto al teleobiettivo e qualche scatto qua e là tra il parterre, prima che l’occhio sia rapito dal quadrato. “E qui, tra un match e l’altro, la condizione dell’anima prende forma, in un gesto fisico di compenetrazione, di profonda intimità, di scambio reciproco del proprio bisogno di riscatto. Un universo di gesti ed espressioni che sto studiando per dare vita ad un progetto. Ma alla vecchia maniera, su pellicola e stampa ai sali d’argento. Un modo per sfuggire all’omologazione dell’immagine digitale”. E per un attore non è cosa da poco. Il “background”, però, aiuta a convivere con l’innovazione nel rispetto delle tradizioni. Un set virtuale in cui l’esperienza e la formazione fanno da sfondo alle nuove idee. Gli studi al Teatro Stabile di Genova e il lungo tirocinio teatrale, dal “Tito Andronico” di Shakespeare a “La Celestina” di F. De Rojas. I successi del grande schermo, dal “Fiorile” di Paolo e V. Taviani a “Christie Malry’s own double entry” di Paul Tickell, da “A luci spente” di M. Ponzi a “Te lo leggo negli occhi” di Santella, da “Il Mandolino del capitano Corelli” di John Madden al “El Alamein” di Enzo Monteleone, fino al colpo grosso di “Italian soldier” di Cabras: “Recitare su un set hollywoodiano con attori della portata di Nicolas Cage, Penelope Cruz e Christian Bale è come per un pugile combattere al Ceasar Palace di Las Vegas il titolo della vita”. I colpi vincenti arrivano anche dal piccolo schermo, in fiction come “Carabinieri”, “Distretto di Polizia”, “Don Matteo” e “R.I..S.”. L’ultima performance: “Codice Rosso”, la nuova fiction sugli interventi di una squadra antincendio dei Vigili del Fuoco che andrà presto in onda su Canale 5. Lasciato il set, però, l’interprete si trasforma in fotografo e nascono progetti ricercati ed impegnativi come il reportage in India. Un “dilettante di lusso”, come Sergio Albelli stesso si definisce, alla continua ricerca di nuovi soggetti e, ora, con un unico e preciso obiettivo: raccontare la sua boxe”. Attraverso uno stile che prescinde l’individuo, concentrandosi sulla vera essenza del pugilato, su quello che io vedo nel pugilato”.
Ma perchè proprio la boxe? “Penso che in questa disciplina ci sia una grande verità: ognuno è quello che vale. In un incontro si è costretti ad essere se stessi, a combattere contro i propri fantasmi, le proprie paure. Mi piacciono tanto la sua concretezza agonistica quanto i sistemi di valori a cui rimanda, che trascendono l’incontro spicciolo e vanno oltre”. Una preziosa fonte di ispirazione, il libro “Sulla boxe” di Yoice Carol Oates, e un percorso ben preciso da percorrere foto dopo foto, incontro dopo incontro, urlo dopo urlo: “Il fotografo, come l’attore, è sempre dentro e fuori l’azione. Dentro per viverla, fuori per decidere come impostarla dal punto di vista tecnico”. Un doppio lavoro da cui prendono vita immagini in continuo movimento che esprimono un universo di tematiche correlate, nel tempo e nello spazio: “Il sacrificio in funzione del risultato, la furia, la disperazione, il fascino della violenza che riconduce ad un tipo di lotta primordiale, in una società dove le lotta è mediata, l’innocenza e la purezza della verità pugilistica, il sano desiderio competitivo, l’intimità fisica che si esprime al massimo con l’abbraccio finale tra i pugili, la sfida con se stessi, il desiderio di migliorarsi attraverso il confronto e un rischio da non sottovalutare: sviluppare la propria individualità all’interno del ring”. Tappe essenziali di un progetto fotografico che non tralascia nessun particolare del significativo rito del ring: “In ogni foto non voglio esprimere l’attimo, ma un sistema di tempo più espanso. L’idea del movimento proietta il pugile tanto nel passato quanto nel futuro. E la parola boxe prende forma a partire dai riferimenti iconografici di ciascuna foto”.
Da attore a fotografo, da fotografo a pugile, da pugile all’inevitabile bisogno di interpretare la vita: “Mentre recito trovo una pienezza di vita, di emozioni che a volte mancano nella vita di tutti i giorni. Sul set è come se si vivesse di più, più intensamente. Sul ring, per il pugile, è la stessa cosa”. Trade d’union di antica fattura, la fotografia per Sergio Albelli è l’unico modo per concilare due passioni. Nel sogno ricorrente di ritrovarsi su un set alla Monzon e, da pugile, vivere in prima persona un progetto che, per ora, ambisce a regalare emozioni su carta baritata. L’ipotesi di una mostra, sfida culturale senza titoli in palio, ma con la speranza di un abbraccio finale tra l’attore e il fotografo… e di un verdetto pari da grandi boxeurs!
caro sergio, ti mando i miei affettuosi saluti e come vedi cerco di seguire la tua carriera. ho un bel ricordo di te ti mando un augurio affettuosissimo, mentre mi chiedo se stai per diventare un Rocky Balboa,sarebbe veramente un peccato per il tuo bel viso. spero di rivederti presto e saluti anche da Augusto simonetta e dalla terra di toscana.
grazie mille di cuore! tiziana
Ciao Tiziana, io credo che il tuo sogno sia realizzabile, domani stesso, tramite il nostro direttore, contatteremo sergio, compatibilente con i sui impegni di lavoro cercheremo di metterlo in contatto con te, segui il blog……hai visto mai!!!!
Le tue parole esprimono una determinazione ed una sicurezza non comuni, da tecnico spotivo posso assicurarti, sei sulla giusta strada per vincere “le olimpiadi” in bocca al lupo.
Massimo.
E’ un progetto molto interessante, e credo che se fatto bene riesca ad esprimere anche la profondità dell’animo di un pugile, come poi una persona di tutti i giorni…Uso lo sport come metafora della mia vita in senso positivo!!! Dalla nascita sono su una sedia a rotelle, ma ciò per me, e spero di riuscire ad esprimere ciò anche alle persone che sono in difficoltà (qualunque, non solo disabilità), non è un ostacolo, ma una fortuna!!!! Sono convinta che se fossi nata “normale” non sarei riuscita a realizzare una buona fetta di obiettivi/SOGNI della mia vita!!! Uso lo sport come metafora, e cioè: la vita è come una sfida sportiva in genere, fatta da ostacoli, sacrifici, delusioni, gioie, ma soprattutto di tanto impegno, volontà, e preparazione infinita dietro le quinte, per raggiungere il finish, che però non è un punto di arrivo, ma solo una vittoria o anche perdita che si tramuta in un punto di partenza per proseguire nella olimpiade della vita più forti e coraggiosi e maturi!!! Si è più preparati e pronti per affrontare le tappe successive e i rispettivi ostacoli!!!
Ho la passione per la fotografia, ma la mia è molto rudimentale, ma mi piace scattare i momenti sorprendenti della natura, del paesaggio, delle persone, dell’ambiente in cui si vive…e delle atmosfere che si respirano…e questi scatti trasmetterli alle persone per dare un po’ di coraggio, serenità e regalare un sorriso…
Amo guardare la fotografia…infatti vorrei chiedervi se poi questo servizio fotografico realizzato da Sergio Albelli, si potrà visionarlo, e chiedo pure se si può visionare pure il suo reportage sull’India.
Sono una grande fan ed estimatrice di Sergio Albelli, mi piace molto come fotografo, anche se ho potuto vedere poco dei suoi servizi, ma in quel poco c’è molta profondità.
Il mio sogno sarebbe quello di scambiare due chiacchiere con lui sulla fotografia, o fargli semplicemnte i complimenti dal vivo!!! Credete che questo sarà possibile realizzare? Sarebbe un regalone della mia vita molto speciale e tanto atteso.
Intanto aspetto notizie dove recapitare i servizi sull’india e su questo del pugilato di sergio.
Grazie mille per la disponibilità, tiziana