I magnifici 37 sotto la bandiera del Diavolo. Da Ancelotti a van Basten.
Francesco Caremani – Milan nel cuore – Bradipolibri – Pag. 226 – Euro 16.00.
Una squadra trova nei protagonisti la continuità della sua storia. Il Diavolo rossonero nel suo lungo percorso ha visto ergersi centinaia di giocatori che hanno lasciato un segno indelebile. L’autore ne ha scelto 37 che sicuramente meritano il privilegio cartaceo, anche se De Vecchi, Cevenini I, Altafini, Ferrario e tanti altri non sono stati da meno. Resta comunque una bella galleria di campioni, che i lettori più attempati ritroveranno e quelli più giovani scopriranno. Da Ancellotti che arriva al Milan dalla Roma in età crepuscolare, ma a dispetto delle previsioni lascia segni indelebili. Angelo Anquiletti, un fedelissimo con oltre 400 presenze in rossonero. Un terzino taciturno, un mastino che non mollava mai la presa. Egidio Calloni, detto “lo sciagurato” perché faceva gol impossibili e sbagliava quelli già fatti. Impossibile dimenticare Ivan, ovvero Gennaro Gattuso, l’attuale allenatore del Milan, il ragazzo di Calabria con un cuore rossonero grande così. Ricardo Kakà, eleganza sposata al calcio, un brasiliano che ha trovato nel Milan tutto quello che un calciatore cerca e lui l’ha ripagata con un affetto senza tempo. Ci sono Aldo Maldera, terzino col fiuto del gol, Cesare e Paolo Maldini, padre e figlio baciati dal talento e dalla fede rossonera, un cocktail inscindibile, una pellicola a colori rigorosamente rossi e neri. Essere Alessandro Nesta, che Ancelotti volle nel Milan, sapendo che il giovanotto della Lazio, aveva classe e carattere. I nomi scorrono veloci: Donadoni, Gullit, Inzaghi, Liedholm, Lodetti, il pompiere Nordhal, Pirlo e Prati, come Nereo Rocco e Gianni Rivera l’abatino dai piedi d’oro e il cervello al servizio del calcio. L’indimenticabile Schiaffino e il panzer Schnellinger, l’ucraino Shevchenko una spina nel fianco di ogni difesa, Trapattoni e Tassotti fino a Marco van Basten, l’airone olandese che venne paragonato ai più grandi calciatori, costretto a chiudere la carriera anzitempo per una caviglia che non volle mai fare giudizio.
Giuliano Orlando