combolibri_92400_immagine_obigDura solo un attimo, la gloria. La mia vita –  Dino Zoff – Mondadori Editore – Pag. 174 – Euro 17.00

Il portiere di calcio è considerato un giocatore particolare. Anche se entra in capo assieme ai dieci compagni, non sarà mai compreso tra quelli che corrono avanti e indietro. Dino Zoff lo conferma senza remore: “Ho sempre giocato per me stesso. M’inebriava sentirmi isolato. Poi scoprii anche il profumo dell’erba”. Zoff dall’A alla Z, è un piacevole racconto che specchia il ragazzo, l’atleta e l’uomo, da giocatore ad allenatore e dirigente. Un friulano tutto d’un pezzo come il papà Mario e ancor più la nonna paterna Adelaide, una fans di Francesco Giuseppe d’Asburgo, il cui ritratto domina il salotto ed è fonte di meditazione. Carattere durissimo, si intenerisce solo per il nipotino: aspetto gracile, statura minima, quindi da rimpinzare di uova . Diventa anche il suo primo, inconsapevole allenatore. Una mattina in giardino inventa un gioco nuovo. Lancia le prugne e Dino deve afferrarle. Il gioco termina quando sono finite tutte sull’erba. Vengono raccolte e portate in cucina dalla mamma, che le cuoce. Comincia così la storia del più grande portiere italiano. Cresciuto a Mantova, esploso a Napoli e confermatosi a Torino, sponda bianconera, il mondiale a 40 primavere e poi il salto sulla panchina da tecnico. La promozione prima con l’Olimpica e poi a quella maggiore. Alla Lazio ha fatto il tecnico e il presidente. E’ diventato popolare, suo malgrado. Come dice nella cover, gli hanno dedicato anche un francobollo firmato da Guttuso. Ha scherzato con Papa Wojtyla e giocato a scopone con Sandro Pertini presidente della Repubblica, ha conversato spesso con l’Avvocato Gianni Agnelli. Ha attraversato il mondo del calcio senza mai alzare la voce, ma facendosi sempre rispettare. Compagno, rivale o tecnico di campioni  come Sivori, Boniperti, Pelè e Maradona, per citare un poker da sballo. La sua storia è di assoluta semplicità, quanto straordinaria. Adesso fa il nonno di Pietro e Chiara e gioca a golf. Ma il virus del calcio non l’ha mai lasciato.                                                                                                                                                           

Giuliano Orlando

Di Alfredo